giovedì, giugno 16, 2005

Il treno (racconto breve)

Categoria: Racconti brevi
Pubblico il mio primo racconto. Non è il primo che scrivo ma il primo che pubblico ;) ... Ovviamente ogni commento o critica è ben accetto.

Il Treno

Mi è sempre piaciuto osservare le luci di notte. Soprattutto mi piace guardarle da un treno in corsa. Hanno un fascino più intenso se sei seduto nel senso opposto alla marcia. Le vedi arrivare dalle tue spalle in rapida accelerazione, ti passano accanto molto velocemente e rallentando si allontanano fino a sparire nel buio. Fanno tutte lo stesso percorso, ma resteresti lì, incantato, ad osservarle per sempre. A rendere tutto ancora più interessante era il silenzio all’interno della carrozza. Non era salito nessuno con me alla stazione precedente e questo mi permetteva di apprezzare l’insieme di rumori meccanici che provoca un treno. Il vento si staglia contro la carrozzeria e il suono rimbalza sugli edifici vicini ai binari. Le ruote emettono quel tipico rumore quando sobbalzano tra una giunzione e l’altra dei binari. Che sensazione di pace…

La magia si interrompe quando il macchinista decide di frenare bruscamente. Non mi aveva allarmato. Capita di notte di vedere le stazioni all’ultimo momento e quindi era normale che avesse cercato di fermare il treno in maniera così brusca. – Siamo già alla prima stazione? – pensai. Evidentemente mi ero soffermato abbastanza ad osservare fuori dal finestrino da non rendermi conto del passare del tempo.

A notte fonda le stazioni sono vuote o per lo meno sono più affollate da addetti che non da passeggeri. Osservando attentamente vedo una donna alta con una valigia non troppo grande, un cappello in testa che le copre gli occhi, un bel vestito lungo con sopra un golfino di lana rosso. Sembrava pronta per partire per un lungo viaggio. Era immobile. Evidentemente non deve salire adesso. La cosa mi consola perché così posso ancora godere dello stato di pace in cui ero cinque minuti fa. Mentre la osservo mi accorgo che mi ha notato. Con un piccolo movimento della testa gira lo sguardo verso di me e per un attimo riesco a intravederle gli occhi. Mi ha guardato. Non l’ho visto con certezza ma l’ho sentito.

Il capostazione effettua l’ultima chiamata. La donna afferra con calma la sua valigia e si dirige verso il treno. Perché non era salita prima? Non ha difficoltà nell’affrontare i gradini con la valigia in mano e benché il controllore a piedi le abbia offerto il suo aiuto, lei lo rifiuta. Donna decisa.
Mi incuriosiscono le persone dall’aspetto solitario; in fondo sono un solitario anche io. So che non avrò l’occasione di conoscerla, il treno e lungo e le carrozze sono praticamente tutte vuote. Non verrà certamente a sedersi in questo comparto.

Ripartiamo. Cerco una rivista per leggere un po’ o magari fare le parole crociate, mi aiutano a passare il tempo. Ho ancora parecchi chilometri che mi separano dalla mia meta e per fortuna non devo guidare. Odio guidare. Soprattutto di notte. Non fa per me. Il traffico, l’aria inquinata, il chiasso, tutte cose che sopporto con difficoltà. Il treno mi piace perché ti porta dove vuole lui, non richiede concentrazione e di notte raramente è affollato da gente che parla in continuazione.

Devo andare in bagno. Sono stato seduto per troppo tempo ed ho un leggero capogiro alzandomi. Mi riprendo in un attimo e parto alla volta della porta. Mentre cammino nel corridoio mi accorgo che un’altra persona è presente nella carrozza. Non l’avevo notata prima. Quando è salita? Era già a sedere quando ho preso il treno? È seduta di spalle e non riesco a verle il volto ma vedo che sta leggendo un libro.
Continuo il mio viaggio verso la porta con lo sguardo rivolto ad essa, facendo finta di non averne notato la presenza. Nel momento che esco dal bagno ho la possibilità di verla in faccia.
Infatti una volta terminato, esco e mi accorgo del golfino rosso e poi dei neri capelli lunghi, in parte raccolti per poter portare il cappello, ed in parte sciolti sulle spalle e davanti, fino al seno. Ancora una volta incontro quegli occhi che avevo sentito alla fermata precedente. “Buonasera!” esclamo. Non avevo un filo di voce e quel che è uscito dalla mia bocca non è stato un suono molto dolce, anzi. Lei si scosta i capelli dalla faccia, alza gli occhi dal suo libro e con un grande sorriso mi dice: “Buona sera a lei!” con una voce calda e sensuale contornata dalle labbra ricoperte di rossetto. Per un secondo rimango immobile a guardarla, poi, un po’ imbarazzato, mi dirigo al mio posto. È bellissima. Io una donna così non l’avrò mai. Volgo lo sguardo ancora al finestrino e mi immagino accanto a lei. Chiacchieriamo e ridiamo insieme, ci scambiamo gesti amorosi, ascoltiamo insieme lo stesso brano dal walkman.

All’improvviso vengo svegliato da una nuova frenata brusca del macchinista. Maledetto! Mi alzo leggermente per vedere se lei è ancora seduta al suo posto e con stupore la guardo mentre si sta preparando a scendere. Peccato. Avrei voluto trovare il coraggio di presentarmi. Non capita tutti i giorni di avere l’occasione di conoscere una donna così bella. Prima di andarsene volta il capo verso di me, mi fa un cenno con la testa e da sotto il cappello mi dice “Arrivederci!”. Attende che le ricambi il saluto e se ne và.
Per un attimo una sensazione di vuoto mi assale, come quando ti accorgi di aver perso qualcosa a cui si è molto affezionati. Non sono mai stato bravo con le donne e mi consolo pensando che non avrei avuto molte speranze di conoscerla a fondo.

Riprendo in mano la rivista che nel frattempo mi era scivolata dalle mani e la sfoglio solo per guardare distrattamente le fotografie dei VIP che spesso vengono immortalati nei momenti di intimità dai settimanali scandalistici. Sento le voci delle persone che salgono e che si accingono ad affollare il vagone. Addio alla mia solitudine.

Dopo qualche minuto il treno finalmente riparte. All’orizzonte intravedo le prime luci dell’alba. Vedere il giorno che nasce dopo una lunga notte di lavoro è gratificante.

Ancora una fermata e sarò a casa.

1 commento:

  1. Anonimo13:34

    Brillante.
    Sta finendo la pausa e ho solo due minuti per risponderti ma volevo lasciarti il mio commento, seppur brevissimo.
    Ciao riccio,
    Ale

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